Stamane ero a Palazzo Vecchio a Firenze per la conferenza stampa di presentazione del progetto OLPC Italia e del piccolo e ultraeconomico laptop XO-1 . C’era anche Nicholas Negroponte che però è rimasto solo per una breve introduzione visti i suoi millemila impegni , immagino , in ogni angolo del pianeta.
Moltissimi i ragazzi delle scuole elementari e medie presenti all’appuntamento che hanno tempestato di domande i relatori del progetto . La cosa che mi è rimasta più impressa , è il fatto che questi ragazzini , come potete vedere dalla foto , si sono subito buttati sul piccolo portatile , cercando di scoprirne le funzionalità , ma dopo i primi minuti lo hanno un po’ trascurato . Non ne sono sicuro , ma dalle domande che hanno posto in seguito , ho rilevato una certa delusione sulle caratteristiche , al punto che un bimbo ha domandato se ci si potessero installare altri giochi , oppure come si facesse a chattare con quel coso.
Ma non c’è da meravigliarsi . I nostri nativi digitali sono nati con le connessioni broadband e i computer con processori da 3Ghz. Non possono considerare appetitoso un laptop come questo.
Per noi grandi invece la scoperta di alcuni elementi a supporto del progetto OLPC , come il caricabatteria a manovella o i pannelli solari flessibili da 5W , fino al server di classe per lo storage del lavoro degli studenti , genera molto interesse.
A me è piaciuta molto la parte wifi dell’XO-1 , seppure con qualche riserva . Da quello che ho capito la rete wireless è concepita per essere allo stesso tempo nodo e client , senza l’opportunità di interfacciarsi ad altre reti wireless tradizionali . Tutto questo per due motivi , il primo per permettere di creare una rete di nodi wifi per l’interconnessione reciproca e il secondo per motivi di protezione dei bambini dai contenuti sconvenienti . ma permette anche di collegarsi a qualsiasi altro access point tradizionale.
Prometto che darò un’occhiata più approfondita al wiki di OLPC per documentarmi maggiormente , ma se così fosse si creerebbe una blackbox non interoperabile con gli standard attuali , e tutto questo anche se parliamo di un dispositivo pensato per i paesi in via di sviluppo non è bello.
Ho avuto l’opportunità anche io di provarlo dopo che i ragazzini ormai lo avevano definitivamente snobbato. Ho cercato di focalizzare l’attenzione sull’interfaccia per il lancio dei programmi e dopo i primi 30 secondi di smarrimento dovuti all’abitudine alle interfacce già esistenti , devo dire che è risultata abbastanza intuitiva , a suo modo abbastanza Mac oriented. Le icone per il lancio dei programmi si trovano nella parte bassa dello schermo e sono a scomparsa automatica , per farle riapparire basta puntare il mouse ad uno degli angoli dello schermo ( ricorda qualcosa ?).
Il desktop principale è una schermata che presenta una ruota con le ultime applicazioni aperte in porzioni definite del cerchio , l’indicatore della batteria e l’icona per lo spegnimento. Visto l’esiguo tempo a disposizione , non ho potuto fare molto altro , ma l’impressione generale è positiva.
Credo che in definitiva il progetto sia meritevole e mi aspetto un suo successo.
Per finire una nota di colore. Appena terminato l’intervento di Negroponte , Antonio e Antonio hanno avvistato una persona che con fare indifferente s’è accattato un portatilino e se l’è portato via. Io non ho visto nulla , ma tutto puo’ essere.
[…] Via DemaFon […]
[…] hanno scritto anche: – Elena Farinelli, Marzio Fatucchi sul CorriereFiorentino.it, il bravo Dema (che nella fretta non sono riuscito a salutare come si deve), Franco Bellacci che ha provato la […]
Non capisco perché parli di non interoperabilità con gli standard attuali: semplicemente XO è configurato per fare parte di una rete mesh, ovviamente poi lo si può attaccare all’Internet come un qualsiasi laptop con supporto WiFi…
@Luca Brivio da quello che aveva detto Torello alla presentazione non sembrava. Ma se mi dici così provvedo immediatamente a correggere il post .
Grazie della segnalazione.
Tutti i laptop durante la presentazione erano connessi con l’access point presente nel salone dei dugento con captive portal. Quello che posso aver detto è che che per poter entrare da una rete mesh in internet è necessario un punto di accesso e per tale scopo è stato preparato lo School Server. L’uso della rete mesh non è obbligatorio, ma può essere usata una normale wete wifi con access point, come nel caso della presentazione.
Saluti.
Grazie Torello del tuo commento .
Ho provveduto a modificare il post , con un link alla pagina del wiki che tratta la connessione wifi.
Un saluto.
Anton