Ultimamente il mio driveback time è leggermente cambiato. E’ veramente raro che io possa rincasare prima delle 20:45. Il tragitto che separa il mio abituale luogo di lavoro a casa viene compiuto in circa venti minuti, tempo che da sempre impiego ascoltando la radio.
Se prima la mia scelta era assolutamente indirizzata alla talk radio targata Caterpillar, Radio2, ora nella fascia oraria che va dalle 20 alle 21 ho imparato ad apprezzare Radio Kisskiss network, con il programma di Stefano Piccirillo, La più bella musica della nostra vita.
Il programma di per se non ha niente di eccezionale, le canzoni sono delle hit assolute, di quelle che se le trovi durante una sintonia casuale non sopravvivono per più di dieci secondi prima che il dito scorra sulla rotella della sintonia, in cerca d’altro. Quello che però mi fa amare questo programma è la professionalità di Stefano, il suo essere stupendamente, in questo frangente si intende, in quanto non lo conosco per altre trasmissioni radio, uno speaker d’altri tempi. Una dizione perfetta, una contestualizzazione della canzone e degli artisti squisitamente didascalica, quasi ai livelli del sommo vate Massimo “wikipedia” Oldani, e poi l’intro.
Ragazzi, chi ha fatto radio a tutti i livelli negli anni che furono, sa perfettamente quanto la differenza tra uno speaker mediocre ed uno decisamente figo era beccare l’intro. Ma non sto parlando di beccarlo con esitazioni o tentennamenti, oppure, ancora peggio, con prolungamenti artificiosi del discorso in essere. Parlo di un metronomo calibrato sulle ottave e piantato direttamente nella corteccia cerebrale e in perfetta sincronia con le parole che escono dalla bocca e che terminano, magicamente, dopo aver chiuso il cerchio del discorso, un microsecondo prima che cominci il cantato.
Ecco, Stefano Piccirillo possiede questo dono e il fatto che sia in onda su un network nazionale, con un format così old style, mi fa ancora amare la radio in tutta la sua essenza.
Viva l’intro.